mercoledì 19 ottobre 2016
giovedì 13 ottobre 2016
martedì 11 ottobre 2016
Parole per un futuro possibile di Diego Dantes (iQdB Edizioni di Stefano Donno)
“Non avrei mai
immaginato di scrivere la prefazione di un libro ed è un onore che sia per
questo libro di Diego. Perché proprio io, un Sindaco di provincia? Ho letto con
molta attenzione le parole, il pensiero, i concetti riportati in questo libro è
mi sono accorto che l’esperienza di Diego, cittadino e attivista, è molto
vicina alla mia esperienza da Sindaco. Ecco perché proprio io! Il libro
descrive uno spaccato reale della Politica italiana: una Politica chiusa in se
stessa, implosa per certi versi, in linea con una società "viziata",
che non si riconosce più nel modello di Politica tradizionale. Democrazia
partecipata, il tema chiave del libro, che permette alla Politica di uscire
dalla chiusura, di smettere di essere autoreferenziale e di invertire la
tendenza ponendo al centro, dello sviluppo di un paese la persona, il
cittadino. Per fare questo bisogna ripensare al ruolo dei partiti ad oggi
ridotti a soli comitati elettorali. Diego non si limita a fotografare lo stato
in cui vivono le nostre comunità, ma scrive di come affrontare tali tematiche.
Non basta porsi la domanda, bisogna osare provando a dare delle risposte, con i
fatti, con le azioni, con il coinvolgimento degli attori principali delle
nostre comunità, i cittadini. Proviamo ad interpretare le parole di don Tonino
Bello pensando alla Politica non come una “costrizione alla logica dei partiti”
ma come la valorizzazione della “irripetibilità della persona”. Persone che
hanno a cuore le nostre comunità, persone che amano l'ambiente, persone capaci
di coinvolgere i cittadini nelle decisioni governative. Persone alle quali
viene chiesto un ulteriore sacrificio, non quello economico delle tasse come
spesso accade, ma quello di diventare nei fatti i protagonisti dello sviluppo.
Cittadini responsabili, persone attive da coinvolgere nella politica del “bene
comune”, capaci di interpretare al meglio il cambiamento di questo
straordinario Paese. Solo in questa logica ritorna centrale il ruolo dei
partiti, chiamati ad uscire dalla loro chiusura strutturale e ad aprirsi come
spazio attivo e condiviso alla società civile, ritornando alla “radice” stessa
che lega i termini, Politica, città, molti. Il compito della Politica è fare in
modo che l’Italia ritorni ad essere il Paese dell’accoglienza, della
solidarietà, della cultura, del paesaggio, dei beni comuni e soprattutto delle
persone attive come Diego! Buona lettura.” Dall’introduzione di Ivan Stomeo
(Sindaco di Melpignano, Presidente dell’Unione
della Grecìa Salentina, Presidente nazionale dell'associazione Borghi Autentici
d'Italia)
Diego Dantes vive e
lavora a Lecce. Nel 2006 ha conseguito la Laurea Triennale in Scienze Politiche
presso l’Università Statale di Milano e nel 2008, sempre presso la stessa
Università, la laurea magistrale in Istituzioni e Governo delle Autonomie
Territoriali. Nel 2010 ha frequentato il Centro di Formazione Politica, a
Milano, presieduto dal filosofo Massimo Cacciari, diretto dal prof. Nicola
Pasini (Unimi), che sin da subito intendeva fornire un contributo di carattere
culturale e politico alle ragioni autenticamente riformiste del Paese. Da
sempre impegnato politicamente è un appassionato lettore di saggi storico/politici
iQdB edizioni di
Stefano Donno (i Quaderni del Bardo
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lunedì 10 ottobre 2016
venerdì 7 ottobre 2016
giovedì 6 ottobre 2016
Lucania senza santi di Nunzio Festa (iQdB Edizioni di Stefano Donno)
“Prima di cominciare
veramente. Siamo Scotellaro e siamo Gaetano Cappelli. Perché questo saggio
sulla letteratura d’autrici e autori almeno nati in terra di Basilicata, nella
Terra dei boschi (o era dei lupi?), o cresciuti sempre qui, deve iniziare da questa
constatazione minima essenziale, quasi dovuta. Ma con la precisazione utile che
contenuti, tematiche, ispirazione e creazioni finali abbiam capito esser
completamente slegate dal legame con una certa religiosità, soprattutto con le
professioni di fede come al contrario si potrebbe invece immaginare. Specie in
lande, dobbiamo aggiungere, spuntate e rinate da quel che resta della
tradizione del mondo contadino e insomma della “cultura” contadina - in buona
sostanza quelle origini buone a dar debito a devozioni sicure per Santi Madonne
e Dio. Il Novecento, infatti, ha lasciato alla Lucania d’oggi un fascio di
nervi in forma d’inchiostro che parla certo dell’eredità dei dimenticati ai
margini delle lettere nazionali, Rocco Scotellaro su tutti appunto, della
bellezza moderna e imperdibile e sempre in divenire di Cappelli, come infine di
più “giovani” - anagraficamente, certo ancora - penne almeno nate o che un po’
hanno vissuto come ritrovato l’anfratto del Meridione detto Basilicata. Dove
però i gusti personali provano a intrecciare necessarie segnalazioni di storia
letteraria, ovvero momenti vitali d’autrici e autori che sono l’universo
letterario lucano. E con il sostegno di consigli e aiuti che ho cercato da
diverse penne amiche - tra l’altro parte del discorso complessivo: ovvio! : ho
voluto un dialogo-scambio con lo stesso Gaetano Cappelli. Come con Mariolina
Venezia. Poi ho fatto ricorso, approfittando ovvero d’amicizia e fratellanza in
temi e interessi, ad altri attenti lettori, tipo Andrea Di Consoli e vedi il
meticoloso Giuseppe Lupo. L’ultimo grazie infine ad Angela, soprattutto per
l’aiuto sul titolo. Per quanto sarà possibile, partendo dalla narrativa saranno
associate, dunque, immagini state e che saranno domani ma a un titubante
presente che dice di quel che era e che alla fine vedremo per gli anni almeno
prossimi se i nostri strumenti, diciamo, ci sosterranno e se saranno adatti a
raggiunger tale scopo. In virtù della nota quanto notoria curiosità di Stefano
Donno, quindi, i miei gusti personali più i mezzi a disposizione cercheranno di
trovare affinità e far sinergia con l’obbligo della ricerca finalizzata alla
divulgazione, in un certo senso, di materiali, anzi materia che dovremmo
portarci nel Grande Viaggio mentale e sensoriale insomma sentimentale di certo
chiamati normalmente a compiere. La migliore narrativa sarà Raffaele Nigro,
Gaetano Cappelli, Giancarlo Tramutoli, Giuseppe Lupo, Andrea Di Consoli, Rocco
Brindisi, Mariolina Venezia, Claudia Durastanti, Pasquale Festa Campanile,
Mimmo Sammartino, Francesco Sciannarella, Gina Labriola, Tommaso Claps,
Francesca Barra. In ordine sparso. La migliore poesia sarà Alfonso Guida, Mario
Trufelli, Beppe Salvia, Assunta Finiguerra, Leonardo Sinisgalli, Rocco
Scotellaro, Vito Riviello, Franco Cosentino, Roberto Linzalone, Michele
Parrella, Giulio Stolfi, Albino Pierro, Giandomenico Giagni, Giovanni Di Lena,
Osvaldo Tagliavini, Nicola Sole. “ L’autore
Nunzio Festa è nato a
Matera, nel1981, lavora fra Matera e il suo paese natale, Pomarico dove vive.
Poeta, narratore, critico, collaboratore giornalistico; lavora nel campo
dell’editoria, prevalentemente come editor per la materana Altrimedia Edizioni
– della quale è anche co-direttore editoriale e direttore di alcune collane, e
come consulente editoriale
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Stefano Donno (i Quaderni del Bardo
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mercoledì 5 ottobre 2016
“Sono nato cantando tra due mari – Radici e canto nella poetica di Franco Simone” di Carlo Stasi (iQdB edizioni) a Matino il 7 ottobre 2016
Il 7 ottobre 2016 alle
ore 19,00 presso il Palazzo Marchesale di Matino in P.zza S. Giorgio ci sarà la
presentazione del libro di Carlo Stasi edito da iQdB Edizioni di Stefano Donno
dal titolo “Sono nato cantando tra due mari – Radici e canto nella poetica di
Franco Simone”. Interverranno accanto
all’autore Sonia Cataldo (Presidi del Libro di Parabita), Stefano Donno
(editore) e con la partecipazione speciale del cantautore Franco Simone. L’evento è organizzato dai Presidi del Libro
di Parabita, l’Ass. Emergenze Sud e il MACMA (Museo di Arte Contemporanea di
Matino) .
“Prima la musica o la
poesia? Dilemma proverbiale quasi quanto quello dell’uovo e della gallina, e di
fronte al quale le menti più sagge dell’antichità si sono rifugiate in miti
rassicuranti come quello delle comuni origini o del loro primordiale legame
ritmico e sonoro. Un legame indissolubile, in ogni caso, che ritorna puntuale
ed accresciuto nelle sue infinite sfaccettature quando si è di fronte ad un
personaggio di grandissima levatura quale Franco Simone, il cantautore di
Acquarica del Capo che nella musica ha infuso tutta la sua poetica e
sensibilità. Le canzoni, è noto, si ascoltano, si cantano, si respirano, vanno
via, ma ritornano. Sono sempre con noi e portano i ricordi. Ma rappresentano
anche, in alcuni particolari momenti storici, dei documenti straordinari in
grado di indicarci il suono del cambiamento, come quello che riguardò i
mutamenti sociali, “antropologici”, linguistici e lessicali dell’Italia del
secondo dopoguerra. E a ripercorrere in maniera assolutamente originale il
percorso e l’incontro di Franco Simone con quel processo, che non riguardava
però solo l’Italia, è ora questo eccellente pamphlet scritto dal poeta Carlo
Stasi, che con grande maestria è riuscito a mettere insieme vicende personali
del cantautore, legate soprattutto alla sua infanzia ed al periodo scolastico
ed universitario, alle tante canzoni che si sono ispirate proprio a quei
ricordi. La figura che emerge è quella di un artista non solo legata alle
canzoni d’amore, che pure hanno una notevole importanza nella sua produzione e
ne hanno sancito l’iniziale fama (“Tu…e così sia” e “Respiro” fra tutte), ma
anche di un uomo che “racconta esperienze non personali con una grande
sensibilità ed una forte immedesimazione emotiva nei drammi della società
contemporanea”. Come quello collegato al problema della deforestazione
dell’Amazzonia ed alle prevaricazioni subite dalle popolazioni indigene. Una
tema, quello dell’ecologismo, sempre attuale e che troverà collocazione nella
magnifica “Amazzonia” del 1988. Ed un altro punto sapientemente sottolineato
dall’autore è la grande passione, anzi l’amore sconfinato, che l’America Latina
serba verso Franco Simone, autentico “divo” in Sudamerica con il merito
aggiuntivo di aver lanciato e portato molti talenti salentini, come
recentemente accaduto con Michele Cortese. (dalla prefazione di Eraldo
Martucci)
Carlo Stasi, poeta,
scrittore e saggista di Acquarica del Capo (Lecce), è docente di Lingua e
Letteratura Inglese presso il Liceo Scientifico “De Giorgi” di Lecce. Ha
pubblicato Poesie (Gabrieli, Roma 1981), La Speranza (Ricerche Poetiche)
(Fasano 1984), Leucàsia (racconti, disegni e poesie) (Presicce 1993, 1996,
2001), Danza dei 7 pensieri (Bollate 2001), Leucàsia e le Due Sorelle (storie e
leggende del Salento) (Cavallino 2008, 2012). Ha tenuto mostre-performances di
poesia visiva a Bari (1984), Milano (1990), Como (1996, 1997), Tradate (1997),
Maglie (2000), Lecce (2001-2), ecc. É inserito in numerose antologie. Collabora
con articoli, saggi, recensioni, racconti e poesie a quotidiani e riviste, scrive
testi per canzoni (ha inciso "Tango della Tangente", Nuova Fonit
Cetra, Milano 1997), ed un suo testo poetico (“Tigi Luna”) è stato scelto e
musicato dal gruppo Sud Sound System (2001). Nel 1992 ha creato la “leggenda”
di Leucasia.
iQdB edizioni di Stefano
Donno / Sede Legale e Redazione: Via S. Simone 74 / 73107 Sannicola (LE) / Mail
- iquadernidelbardoed@libero.it
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“Sono nato cantando tra due mari – Radici e canto nella poetica di Franco Simone” di Carlo Stasi (iQdB edizioni)
“Prima la musica o la
poesia? Dilemma proverbiale quasi quanto quello dell’uovo e della gallina, e di
fronte al quale le menti più sagge dell’antichità si sono rifugiate in miti
rassicuranti come quello delle comuni origini o del loro primordiale legame
ritmico e sonoro. Un legame indissolubile, in ogni caso, che ritorna puntuale
ed accresciuto nelle sue infinite sfaccettature quando si è di fronte ad un
personaggio di grandissima levatura quale Franco Simone, il cantautore di
Acquarica del Capo che nella musica ha infuso tutta la sua poetica e
sensibilità. Le canzoni, è noto, si ascoltano, si cantano, si respirano, vanno
via, ma ritornano. Sono sempre con noi e portano i ricordi. Ma rappresentano
anche, in alcuni particolari momenti storici, dei documenti straordinari in
grado di indicarci il suono del cambiamento, come quello che riguardò i
mutamenti sociali, “antropologici”, linguistici e lessicali dell’Italia del
secondo dopoguerra. E a ripercorrere in maniera assolutamente originale il
percorso e l’incontro di Franco Simone con quel processo, che non riguardava
però solo l’Italia, è ora questo eccellente pamphlet scritto dal poeta Carlo
Stasi, che con grande maestria è riuscito a mettere insieme vicende personali
del cantautore, legate soprattutto alla sua infanzia ed al periodo scolastico
ed universitario, alle tante canzoni che si sono ispirate proprio a quei
ricordi. La figura che emerge è quella di un artista non solo legata alle
canzoni d’amore, che pure hanno una notevole importanza nella sua produzione e
ne hanno sancito l’iniziale fama (“Tu…e così sia” e “Respiro” fra tutte), ma
anche di un uomo che “racconta esperienze non personali con una grande
sensibilità ed una forte immedesimazione emotiva nei drammi della società
contemporanea”. Come quello collegato al problema della deforestazione
dell’Amazzonia ed alle prevaricazioni subite dalle popolazioni indigene. Una
tema, quello dell’ecologismo, sempre attuale e che troverà collocazione nella
magnifica “Amazzonia” del 1988. Ed un altro punto sapientemente sottolineato
dall’autore è la grande passione, anzi l’amore sconfinato, che l’America Latina
serba verso Franco Simone, autentico “divo” in Sudamerica con il merito
aggiuntivo di aver lanciato e portato molti talenti salentini, come
recentemente accaduto con Michele Cortese. (dalla prefazione di Eraldo
Martucci)
Carlo Stasi, poeta,
scrittore e saggista di Acquarica del Capo (Lecce), è docente di Lingua e
Letteratura Inglese presso il Liceo Scientifico “De Giorgi” di Lecce. Ha
pubblicato Poesie (Gabrieli, Roma 1981), La Speranza (Ricerche Poetiche)
(Fasano 1984), Leucàsia (racconti, disegni e poesie) (Presicce 1993, 1996,
2001), Danza dei 7 pensieri (Bollate 2001), Leucàsia e le Due Sorelle (storie e
leggende del Salento) (Cavallino 2008, 2012). Ha tenuto mostre-performances di
poesia visiva a Bari (1984), Milano (1990), Como (1996, 1997), Tradate (1997),
Maglie (2000), Lecce (2001-2), ecc. É inserito in numerose antologie. Collabora
con articoli, saggi, recensioni, racconti e poesie a quotidiani e riviste, scrive
testi per canzoni (ha inciso "Tango della Tangente", Nuova Fonit
Cetra, Milano 1997), ed un suo testo poetico (“Tigi Luna”) è stato scelto e
musicato dal gruppo Sud Sound System (2001). Nel 1992 ha creato la “leggenda”
di Leucasia.
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martedì 4 ottobre 2016
Io sono fantasma di Anna Scarsella (iQdB Edizioni di Stefano Donno)
"Io sono fantasma"
è un libro per chi ama gli scritti pieni di mistero, con buon contorno di
cimiteri, fantasmi, morti drammatiche e un pizzico di gothic. «Aggiungiamo, con
buona misura, un pizzico di psicologia e il gusto per l'ineluttabilità del
fato, di antica, studiata memoria greca. E infine lasciamoci coinvolgere dal
susseguirsi della trama, che incalza, senza pause e tentennamenti», sottolinea
Raffaele Polo nell'introduzione. «Siamo, insomma, nello scenario che la brava
autrice ci ha già fatto conoscere nei suoi precedenti scritti. Ma qui si sposa
una scelta narrativa che pare fatta apposta per le edizioni de I Quaderni del
Bardo di Stefano Donno, veri epigoni salentini dei fortunati Sellerio dalla
copertina blu. Pensate, neppure il facile escamotage di nascondere l'identità
della protagonista, facendola emergere solo nelle ultime pagine. Macchè, qui si
sa già tutto, sin dal titolo. E la storia comincia e finisce senza indulgere in
futili scene d'amore o descrizioni circostanziate di luoghi e persone. Di vera
scuola americana, è l'azione che conta. Soprattutto l'atmosfera di squisito neo
classicismo che fa emergere ombre, spiriti e bauli sospetti da cimiteri sempre
deserti ed oscuri.... Poi, va bene, arriva la conclusione. E ci lascia con un
sospiro di sollievo perchè il colpo di scena è ben calibrato e plausibile.
Magari un po' pittoresco, ma è così: ai fantasmi non si comanda... Vi piacciono
Poe, e magari anche Lovecraft? Ecco, qui siamo in un campo totalmente diverso.
Siamo a Malecuti. Possibile, che questo nome non vi dica niente?”»."
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Sul boxer del nonno verso la poesia a cura di Alessandra Peluso alla Consulta delle Associazioni a Leverano
Il Comune di Leverano e l’Assessorato alla cultura ospitano Alessandra Peluso e il libro “Sul boxer del nonno verso la Poesia” (Salento d’Esportazione-iQdB) con la partecipazione di Tommaso Martino, scrittore, e la musica swing del duo “All Swing duo.
Vi
aspettiamo tra musica e poesia Domenica
9 ottobre 2016, ore 10.30, Presso la Consulta delle Associazioni (vicino
Comune) - Leverano (Lecce).
Un
“vademecum” per passeggiare tra versi e pensieri. Non conosce stagioni la
poesia né tempo, “comincia nel punto in cui le parole che di solito pronunciamo
si rivelano banali o comunque inadeguate, quando non riescono ad esprimere il
nostro rapporto con gli esseri e le cose, con le esperienze che attraversano la
vita, con le esistenze con cui ci confrontiamo, di cui abbiamo bisogno di
stringere il senso, di comprendere la trama, di svelare l’intreccio”. In questo
“prezioso libello” gli incontri di Alessandra Peluso con Antonio Errico, Carlo
Stasi, Eliana Forcignanò, Elio Coriano, Enrico Romano, Francesco Aprile,
Francesco Pasca, Gianluca Conte, Giuseppe Greco, Lara Carrozzo, Marco Vetrugno,
Marcello Buttazzo, Maria Pia Romano, Maurizio Leo, Anastasia Leo, Mauro
Ragosta, Pierluigi Mele, Stefano Donno, Vito Adamo, Vito Antonio Conte, Walter
Vergallo e Lorenzo Martina.
“L'Entusiasmo e la Passione sono le prerogative necessarie affinché ogni
idea, o sogno si possa realizzare, e così è stato con “Sul boxer del nonno
verso la poesia”: amo la poesia, questa terra, e desidero offrire
innanzitutto una cartina tornasole a chiunque voglia avvicinarsi al testo.
Vorrei che i poeti di oggi siano ricordati e soprattutto, si conoscano le loro
origini; vorrei..., non solo, il desiderio anche di rendere chiara l'atmosfera
che si respira nel Salento, e poi, un
sogno verriano, creare rete tra di noi salentini ed esportare la nostra poesia
al nord, senza presunzioni o pregiudizi di genere, solo per quell'unico grande
amore che unisce ed è la POESIA” (Alessandra
Peluso).
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lunedì 3 ottobre 2016
“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo whiskey bar di Giuseppe Calogiuri (iQdB Edizioni di Stefano Donno)
“Ci vuole coraggio. Sì,
ci vuole molto coraggio nel chiedermi di scrivere una prefazione a un libro su
di una band degli anni ’60. Perché, anche a voi che leggete, qual è il primo
pensiero che vi viene in mente? Sicuramente uno di quegli insopportabili gruppi
frikkettoni, hippie, pacifisti, lenti e insulsi sul modello di Mamas&Papas
o Jefferson Airplane (ne sono certo). Per fortuna, anche in quegli anni
terribili dal punto di vista musicale qualche luce affiorava nel buio. E,
forse, una luce più di tutte, quella di The Doors! Ed è di questa luce che
questo libro vi parla. Meglio, ve la racconta. E Giuseppe Calogiuri, conoscendo
questa mia debolezza, ha saputo trovare lo strumento e il coraggio giusto. Ma,
forse, è necessario andare per ordine… Il 4 gennaio 1967 The Doors pubblicano
il loro primo album omonimo. Non siamo in un anno qualsiasi, quel 1967 segnerà
la storia degli Stati Uniti, prima, e dell’intero mondo occidentale, poi. Già
da qualche anno le forze armate di Washington combattono lontano da casa una
guerra non ufficiale. Dall’inizio del suo mandato presidenziale, il
“progressista” John F. Kennedy ha cominciato a prendere i ragazzi del suo paese
per scaraventarli dall’altra parte del mondo. The Golden One (citando The Human
League), figlio di una famiglia arricchitasi spropositatamente grazie al
commercio illegale di alcol, ha precipitato gli Stati Uniti nel fango del
Vietnam. Il suo successore, Lyndon B. Johnson, ha continuato il lavoro. Anzi,
lo ha portato alle estreme conseguenze. Il 7 agosto 1964, il Congresso
americano – approvando la H.J. Res. 1145 (conosciuta come la “Risoluzione del
Tonchino”) – ha consegnato al Presidente un assegno in bianco per portare le
truppe ovunque ritenesse necessario. È l’inizio della presidenza imperiale. E’
anche l’inizio, in pratica, della coscrizione obbligatoria per i giovani
americani. Quella carne fresca serve. È indispensabile per combattere nelle paludi
e nelle giungle del sud-est asiatico. Nel 1968, saranno ben 500.000 i soldati
impiegati in Vietnam (con infiltrazioni anche in Cambogia e Laos per inseguire
i charlie). In questo clima, le Università sono le istituzioni che, più di
altre, risentono della guerra. I ragazzi che “vincono” alla perfida lotteria
della coscrizione hanno solo tre scelte: 1) accettare l’arruolamento; 2)
scappare, magari in Canada (come Jack Nicholson); oppure 3) scegliere la strada
dell’obiezione di coscienza. La terza è una scelta difficile, ti mette fuori
dalla società e, per questo, ci vuole un coraggio enorme. Un campione sportivo
all’apice della carriera rifiuterà più volte l’arruolamento e il 20 giugno del
1967 sarà giudicato colpevole di tradimento. Quell’uomo era Muhammad Ali! Una
nuova strada doveva essere trovata. E qui la musica sarà fondamentale come
mezzo di aggregazione per tutti coloro i quali volevano fare qualcosa. Il 1967
regalerà alla costa occidentale degli Stati Uniti la Summer of Love e al
Vecchio Continente la spinta alla rivolta studentesca, che in Europa inizierà
nel maggio dell’anno dopo. La scintilla partita dall’Università di Berkeley, in
California, diventerà fiamma viva in altri atenei, per trasformarsi in incendio
a Parigi. Il Monterey Pop Festival del giugno 1967 sarà il pretesto che
permetterà agli studenti di unirsi, confrontarsi e cogliere tutti i segnali che
artisti come Jimi Hendrix o The Who sputavano dal palco. Segnali che, in un
modo o in un altro, volevano dire rabbia. Beh, The Doors sono figli e, insieme,
strumento di quella rabbia e di quella società americana che è confusa e
terrorizzata dai suoi stessi leader. Una società che ha visto cadere i propri
miti politici con l’assassinio di Kennedy, o quelli sportivi, con l’arresto di
Ali, e che vede, continuamente, partire i propri ragazzi verso luoghi lontani e
impronunziabili per tornare, poi, in casse avvolte dalla bandiera a stelle e
strisce. Una generazione di giovani e adolescenti che si rifugia sempre più
nelle droghe. Magari nuove droghe come l’LSD, che aprono nuove porte. E queste
porte sono quelle già narrate da William Blake e che Jim Morrison, Ray
Manzarek, Robby Krieger e John Densmore faranno proprie e attraverseranno con
l’arroganza, l’incoscienza e la rabbia dell’età. Arroganza, incoscienza e
rabbia che non si possono non condividere e abbracciare. Abbracciare anche da
parte di chi, come me, è cresciuto con e nel punk, prima, e nella new wave,
dopo. Un triade di valori e sentimenti che tutti insieme risiedono in quella
prima prova discografica e che, qui, Giuseppe Calogiuri analizza e descrive con
sapienza tecnica assolutamente invidiabile (almeno da parte di chi crede che
conosciuti due accordi si possa e si debba formare una band!). Quello che avete
tra le mani non è un ennesimo libretto sulla band di Los Angeles, no. Sono
pagine che vi faranno fare un passo avanti sulla strada della conoscenza di un
album fondamentale. Un disco con veri gioielli. E alcuni sono gioielli
sfrenatamente gotici: come non citare la bellezza fulminante di The Crystal
Ship. Pezzo che, per il chiaro riferimento a leggende celtiche, avrebbe
sicuramente fatto innamorare i membri della Confraternita Pre-raffaellita di
vittoriana memoria. Il dolore che trasuda freddo e umido da End of the Night o
l’incestuoso sangue che sgorga da The End. Pezzo, quest’ultimo, che non può non
ricordare In Cold Blood di Truman Capote e a causa del quale, soprattutto, sono
certo, il Re Inchiostro Nick Cave avrebbe venduto l’anima per poter scrivere
una murder ballad come quella. Insomma, ora basta, inutile aggiungere altro.
Giuseppe Calogiuri vi ha invitato, vi ha aperto le porte e, come avrebbe
cantato Ian Curtis: “This is the Way… step inside!” (Prefazione di Daniele De
Luca)
Giuseppe Calogiuri
(1978) è nato a Lecce e qui vive e lavora come avvocato specializzato in
diritto d’autore e degli artisti. Alla professione affianca l’attività di
chitarrista ed ha all’attivo un decennio di militanza nella prima tribute band
salentina dei Doors, con la quale ha portato il sound della band di Los Angeles
in giro per la Puglia. Giornalista e scrittore, tra i suoi lavori “Una buona
giornata” (premio “Corto Testo”), “Tramontana” (Lupo Editore, 2012), “Cloro”
(Lupo Editore, 2016).
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