La poesia di Eliana
Forcignanò è attraversata da un concerto di voci differenti che s’intersecano
in un equilibrio armonico, si puntellano a vicenda in un controcanto che dà al
lettore un senso di vertiginosa precarietà, rispecchiando, in questo modo, l’esibito
disagio interiore dell’autrice. Al ‘referto’ di una lucida e spesso cinica
autoanalisi si sovrappone la naturale inclinazione per una postura iniziatica,
coltivata attraverso la lunga confidenza con la scrittura di Claudia Ruggeri,
cui è dedicata la poesia che apre la raccolta. A un ritmo ‘jazzato’ fa da
contrappunto una predominante intonazione elegiaca, col conseguente recupero di
arcaismi e di un armamentario retorico ora intenzionalmente desueto e
classicheggiante, ora baroccamente sovraccarico di sillogismi e di
allitterazioni. "In questo suo continuo gettar semi per poi nasconderli, è
come se l’autrice volesse invitare il lettore nel suo giardino privato, che è
assieme lucente e tetro, e cioè nella parte di sé più segreta; ma poi è come se
innalzasse attorno a quel giardino, per complicarne o comprometterne l’accesso,
un intricato groviglio di rovi. Eliana Forcignanò chiarisce che l’urgenza della
sua poesia è giustificata e sorretta da un’istanza che non è di ordine
intellettuale, ma sensuale; e che la cogente necessità di quest’ultima non può
che essere depistata, per una sorta di pudore, attraverso lo schermo della
prima, oppure attraverso il paziente esercizio della scrittura: «e la strada
della scrittura la percorro / per tacere il vuoto della fede in te / dio della
secca che mi trascini / contro lo scoglio e mi scavi la notte»; «Non scrivo di
getto / m’inforco il verso all’uncinetto / scavo nelle asole i bottoni / mi
cucio addosso le ossessioni». I continui rimandi a un repertorio filosofico e psicoanalitico
(autori, temi, lessico: Kant, eone, Kierkegaard, darwinismo, Zenone, il
prediletto Jung, ecc.) funziona, allora, più che come vezzo stilistico o
ricerca di punti fermi, come un’ulteriore e rassicurante maschera dell’io, che
se da una parte rinvia il momento della sua ostensione piena e completa,
dall’altra permette all’autrice di prolungare il ricamo attorno al vuoto del
suo privato e annientante ‘inferno’. (Simone Giorgino)
iQdB edizioni di
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