venerdì 30 settembre 2016

E libera non nacqui di Eliana Forcignanò (iQdB Edizioni di Stefano Donno – collana Salento d’Esportazione)
























La poesia di Eliana Forcignanò è attraversata da un concerto di voci differenti che s’intersecano in un equilibrio armonico, si puntellano a vicenda in un controcanto che dà al lettore un senso di vertiginosa precarietà, rispecchiando, in questo modo, l’esibito disagio interiore dell’autrice. Al ‘referto’ di una lucida e spesso cinica autoanalisi si sovrappone la naturale inclinazione per una postura iniziatica, coltivata attraverso la lunga confidenza con la scrittura di Claudia Ruggeri, cui è dedicata la poesia che apre la raccolta. A un ritmo ‘jazzato’ fa da contrappunto una predominante intonazione elegiaca, col conseguente recupero di arcaismi e di un armamentario retorico ora intenzionalmente desueto e classicheggiante, ora baroccamente sovraccarico di sillogismi e di allitterazioni. "In questo suo continuo gettar semi per poi nasconderli, è come se l’autrice volesse invitare il lettore nel suo giardino privato, che è assieme lucente e tetro, e cioè nella parte di sé più segreta; ma poi è come se innalzasse attorno a quel giardino, per complicarne o comprometterne l’accesso, un intricato groviglio di rovi. Eliana Forcignanò chiarisce che l’urgenza della sua poesia è giustificata e sorretta da un’istanza che non è di ordine intellettuale, ma sensuale; e che la cogente necessità di quest’ultima non può che essere depistata, per una sorta di pudore, attraverso lo schermo della prima, oppure attraverso il paziente esercizio della scrittura: «e la strada della scrittura la percorro / per tacere il vuoto della fede in te / dio della secca che mi trascini / contro lo scoglio e mi scavi la notte»; «Non scrivo di getto / m’inforco il verso all’uncinetto / scavo nelle asole i bottoni / mi cucio addosso le ossessioni». I continui rimandi a un repertorio filosofico e psicoanalitico (autori, temi, lessico: Kant, eone, Kierkegaard, darwinismo, Zenone, il prediletto Jung, ecc.) funziona, allora, più che come vezzo stilistico o ricerca di punti fermi, come un’ulteriore e rassicurante maschera dell’io, che se da una parte rinvia il momento della sua ostensione piena e completa, dall’altra permette all’autrice di prolungare il ricamo attorno al vuoto del suo privato e annientante ‘inferno’. (Simone Giorgino)

iQdB edizioni di Stefano Donno  (i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
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Redazione – Mauro Marino
Social Media Communications – Anastasia Leo, Ludovica Leo

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